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"Un solco nel deserto e s'impara a volare " di Claudio Botta Articolo pubblicato sulla pagina culturale di FOGGIA & FOGGIA del 07.02.01 |
Una ragazza ed un'anziana, sole in una
stanza d’ospedale, di notte. La distanza è minima ed abissale al
tempo stesso, la voglia di incontrarsi in lotta impari con quella di
scontrarsi. Il bisogno di assistenza, d'aiuto, che le attraversa
entrambe, che le soccorre e rappresenta il filo sottile in grado di
congiungere le loro realtà, il canale d'ingresso e d'uscita dalle
proprie vite, il rifugio a debita distanza di sicurezza dai sentimenti,
dalle emozioni, da quanto accade e viene ingoiato troppo in fretta per
essere veramente compreso e vissuto. Due racconti differenti che si
intrecciano tra mille difficoltà ma con delicatezza.
Centomila lire da guadagnare per una dose da un lato, centomila lire per avere delle ore di compagnia dall'altro. La ricerca disperata del senso della vita ancora da un lato, la saggezza di chi ha solo poche ore di vita a disposizione ma un mondo dentro da tirare fuori, dall'altro. A pochi centimetri l'una dall'altra, in una stanza dove regna il silenzio, un silenzio che fa paura ("ma solo i pavidi hanno paura del silenzio"), così come tutto il resto fa paura, se è la realtà a dominare e niente ha un senso vero. Così come in un lontanissimo villaggio peruviano, dove scavando in profondità dal solco lavico emergono delle tracce, delle linee bianche, che ad una certa distanza, viste dall'alto, assumono per lo spettatore prima distratto poi sbalordito forme vive, compiute, diventano scimmie e ragni e lucertole ed astronauti, diventano fantasia finalmente al potere, diventano la rivincita della profondità sulla superficialità, vittoria della vita sul vuoto, sulla banalità, sulla morte. |
Da queste linee profonde e
drammatiche, dalle "Linee di Nazca" di Marcello
Isidori è ripreso al Teatro San Paolo
nello scorso fine settimana - nessuna chiusura ed inagibilita dell’ultima
ora
ad impedire la rappresentazione - il cammino della Compagnia della
Medusa, è ripresa l'avventura nell'arte di Sergio De Sandro Salvati
(che cura regia e scene) e dei suoi ragazzi dopo una sosta forzata che
non ha minato, per fortuna né entusiasmo né passione.Riprende da un testo ed un autore conosciuti in Internet, da un
confronto generazionale e culturale che è invito all'accettazione
dell'altro e –soprattutto- di sé, quando affiora lento il coraggio di
mettersi in gioco, quando la fuga dal proprio presente e dal proprio
passato non e senza ritorno, ma un momento unico ed irripetibile di
analisi e riflessione; quando decidi di volare e non rimanere a terra.
Riprende da Rosa D'onofrio, a suo agio nei panni dell'anziana, da
Luisa
Maraschiello, particolarmente intensa e brava nella parte della giovane,
da Anna Rosa Impagnatiello, Michele Minetti (rispettivamente
un'infermiera ed una degente), dalle urla fuori campo di Alessandra
Varone, dalle musiche scelte con stile da Domenico de Biase.
Ombre
cinesi di Michele Minetti |